martedì 23 febbraio 2016

A.R.
Artsteady reviews

DEADPOOL IL FILM


Avevo tutte le migliori intenzioni, lo giuro.
Mi ero preparato una serissima scaletta con la quale fare le pulci a questa prima volta di Deadpool sul grande schermo, ma il film non la merita. Sarebbe un trattamento iniquo.

Alcune premesse:
- Sono andato a vedere Deadpool al cinema il giorno 18 febbraio, data di uscita italiana, per nulla vergine, essendomi fatto divorare completamente dal marketing virale. Ho visto tutti i trailer, originali ed italiani, le clip, i manifesti, le interviste a Ryan Reynolds, l'ecografia prenatale del regista.
- Sono andato al cinema alle 21.30, dopo aver guardato Villareal – Napoli, partita di andata dei sedicesimi di Europa League, in un pub nei pressi del cinema.
- La recensione conterrà spoiler sul film, la partita, il panino e la 26^ giornata del campionato di serie A.

Si abbassano le luci in sala e partono i titoli di testa. E credo che siano stati i tre minuti più fomentanti della mia vita. Sono sufficientemente certo che sia una reazione realistica e non falsata da preconcetti e condizioni ambientali: il panino era tristemente accompagnato da una Coca Cola ed il Napoli aveva perso 1 a 0 con gol di Suarez nel finale su punizione, nel più classico dei siringoni, come direbbero in Spagna. Ero quindi schifosamente sobrio, un po' abbattuto e se chiudevo gli occhi mi appariva lo sguardo da triglia di Valdifiori (ma come si fa, dico io!).
Voglio personalmente ringraziare i titoli di testa per avermi riportato nel mood giusto per la visione del film: una trovata originale, divertente e veramente ben realizzata quella di presentare i titoli muovendosi nel fermo immagine di una delle scene d'azione più spettacolari della pellicola. Ho successivamente scoperto che Tim Miller è un esperto di “opening” e devo dire che il mestiere si vede tutto.
Sebbene le battutine fossero fessacchiotte, al termine dei titoli di testa già sorridevo.

La trama è esile e non disdegna di lasciare qua e là pure qualche buco. D'altronde con un Hamsik in quelle condizioni, capace di sbagliare quasi tutto nel secondo tempo, il gioco doveva passare necessariamente per i piedi di Valdifiori, che però tocca più avversari che palloni.
Solo un po' meglio riesce a fare il film, alle prese con il sempre difficile compito di rendere interessante una storia d'origini. Più interessante della trama in sé è certamente il modo in cui è gestita la narrazione, con un gioco di flashback ben strutturato che detta i ritmi giusti, senza mai annoiare.

La tecnica del regista è sorprendente (e ormai sarà chiaro che NON stiamo parlando di Valdifiori). Era difficile prevedere da questo punto di vista cosa ci aspettasse in sala, essendo di fatto l'opera prima di Tim Miller alla regia solitaria, per cui la sorpresa era messa in conto. Miller non si limita mai ad una regia “operaia”, cercando sempre il guizzo, la trovata giusta per valorizzare la spettacolarità o la comicità della scena e ci riesce molto spesso sia per le scene d'azione (soprattutto nella lunghissima sequenza del ponte), sia nelle parti più dialogiche. Nota di merito per il modo in cui viene presentato l'innamoramento tra Wade e Venessa: al di là dell'idea in sé di seguire la storia d'amore in un montaggio veloce di scene di sesso, il modo in cui il regista dosa romanticismo, comicità e nudo integrale è veramente pregevole.
Nonostante ciò, il film perde un po' di smalto nel finale, da un lato perché l'ultima scazzottata è un po' tirata via, dall'altro perché il meccanismo comico, negli ultimi dieci minuti, comincia a risultare un po' scontato.

Lascia comunque un buon sapore in bocca. La scelta del fiordilatte di Agerola nel panino, di cui mi prendo tutti i meriti, contribuisce ad aggiungere un retrogusto delicato ad una pellicola che di delicato non ha assolutamente nulla. Per la gioia di tutti.
Il film si presenta assolutamente sopra le righe, ed è un atteggiamento che con stoica e pregevole costanza riesce a sostenere per tutta la durata. In questo essere completamente esagerato in tutto, le incertezze di trama e qualche cafonata di regia vengono risucchiate, masticate e vomitate in un unico, lungo conato di puro intrattenimento ricco di pezzettoni.

Avendolo purtroppo visto in doppiaggio italiano, poco potrei dire dell'interpretazione di Ryan Reynolds, che per lunghi tratti indossa la maschera di Deadpool. E invece dirò.
La mimica dell'attore rasenta la perfezione e riesce perfettamente ad apparire come un personaggio di un cartone animato scagliato in una realtà che diventa cartone animato anch'essa (anche fuor di metafora). Ryan Raeynolds è inequivocabilmente Wade Wilson, mercenario violento, sboccato e fottutamente pazzo, e lo è in un modo così naturale da rendere paradossalmente credibile tutto ciò che accade sullo schermo. Meno riuscita è la caratterizzazione degli altri personaggi, completamente schiacciati dal protagonismo di un attore innamorato del suo personaggio e di un personaggio innamorato della propria voce: Ajax, Testata Mutante Negasonica e soprattutto Colosso ne escono come delle macchiette in quel grande film che sta prima di tutto nella testa di Deadpool.

Lo sfondamento della quarta parete, la vera cifra del Mercenario Chiacchierone, è gestita... no, non è gestita. Deadpool sta lì, sullo schermo, fa le sue robe, e parla incessantemente: con gli altri, con sé, con te, con gli unicorni di peluche ed è straordinariamente divertente perché lo fa da nerd a nerd, citando continuamente il cinema, la televisione, il pop e qualunque altra cosa mi sia perso. Tutto è così fitto che, dopo aver riso per la prima mezz'ora, più o meno quando si taglia la mano citando 127 ore, ti si stampa un sorriso ebete sulla faccia di quelli che ti porti a letto.

Resta soprattutto una gigantesca dichiarazione d'amore: in ogni fotogramma si vede quanto questo film sia stato estremamente voluto e amato da Miller e soprattutto Reynolds, che hanno dovuto sostanzialmente costringere la Fox a produrlo e si portano a casa la soddisfazione di aver dato a tutti quello che si aspettassero ed aver fatto pure un gran bel film, che è sempre un valore aggiunto.
Tornano a casa con un incasso record che vale i tre punti, una piccola gioia in una settimana in cui il Napoli pare aver dimenticato come si fa, bucando il controsorpasso sulla Juve nel match di casa contro il Milan.
Sto ancora finendo di sfondare la quarta parete della mia camera.

Cosa resterà al genere Cinecomics di questo esperimento così ben riuscito? I bookmakers si dividono tra il “molto poco” e il “mezza cippa di cazzo”. Personalmente, propendo per la seconda: questo film non dimostra che il supereroe VM18 funziona, ma solo che Deadpool è un personaggio che sul grande schermo sa leggere, scrivere e far di conto. Il primo Kick Ass dovrebbe essere un valido esempio.

Deadpool è così esagerato e talmente compiaciuto dall'esserlo che ti brucia le sinapsi.
Per buttare giù questo paio di paginette semi serie ho dovuto far passare dei giorni da quando l'ho visto.
E sono certo che, da domani, quando mi chiederanno “Com'è?”, tornerò a rispondere solo “Bello. Bellissimo.”.
E la partita? Allora volete proprio infierire!

(ultima, che non sapevo dove mettere: film del genere ridimensionano abbondantemente “I Gabbiani della Galassia”, perché fa ridere di più, ha meno problemi e soprattutto se ne crea meno.)

(ultima, ultima: nudi integrali di questo livello molti film di genere se li sognano. Di genere porno.)


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